In questo articolo ti portiamo alla scoperta di 7 tecniche di miscelazione che ogni barman deve avere nel suo repertorio. L’articolo lo abbiamo scritto in modo tale che possa essere utile per chiunque. Dal barman professionista fino a chi sta studiando per diventarlo.
I metodi che analizzeremo sono metodi di base, ma che allo stesso tempo rappresentano le fondamenta per un barman. Infatti sono quei metodi utilizzati per realizzare i cocktail più richiesti dal mercato.
Conoscerli ti permetterà di:
Detto questo, è arrivato il momento. Tieniti un cocktail a portata di mano e iniziamo!
Partiamo dalla più semplice.
Si chiama Neat e consiste nel versare un prodotto direttamente nel bicchiere.
Il prodotto in questione deve essere solo uno e il bicchiere deve essere privo di ghiaccio. Una volta versato il liquido, è già tutto pronto per essere servito.
Si tratta di una tecnica semplice ma allo stesso tempo molto impiegata. Amari e grappe sono esempi di prodotti che vengono serviti con questa tecnica.
Ecco allora che attraverso il Neat puoi servire l’Amaro Gamondi.
Tolta la prima e più semplice, proseguiamo nel nostro viaggio.
Cos’è il Build? In cosa consiste?
Stiamo parlando ancora di una tecnica semplice.
In questo caso il drink lo si costruisce direttamente nel bicchiere.
Il liquido viene versato nel bicchiere che a sua volta può essere con o senza ghiaccio. Dipende dalla creazione che si sta realizzando.
Come avrai intuito il Build comporta il fatto che si tratti di un drink con più ingredienti. Questo perché altrimenti staremmo parlando ancora di Neat (un ingrediente→ diretto nel bicchiere).
Vuoi alcuni esempi di creazioni realizzate con metodo Build?
Nel nostro cocktail program ce ne sono 8. Qui sotto ti lasciamo i loro nomi e se vuoi, puoi scoprire le rispettive ricette cliccandoci sopra.
Teodoro Negro-Ni, Beet, Gamondi Mule, Sparkle Gamondi, Lady in Bianco, Time to Be Happy, Vecchia Scuola e Bianco Sambuco.
Un altro metodo semplice? Solo all’apparenza.
Per scoprire il motivo entriamo nei dettagli del Build Layer.
Questo metodo di preparazione restituisce un drink in cui gli ingredienti sono disposti a strati. Una stratificazione che puoi vedere a occhio nudo.
La stratificazione avviene poiché gli ingredienti hanno peso specifico diverso. Quindi per sfruttare al meglio il metodo Build Layer è importante che tu sappia il peso specifico di ciascun componente.
L’ingrediente con peso specifico maggiore lo verserai per primo e così via fino ad arrivare a quello con peso specifico minore.
Operare in questo modo fa sì che “il più pesante” si depositi in fondo al bicchiere facendo da cuscinetto per gli altri.
Piccolo tips: per diminuire la forza del flusso con cui il liquido entra nel bicchiere, spesso lo si versa con un bar spoon.
Anche questa è una di quelle tecniche che non possono mancare nei superpoteri del barman.
Il Dry shake consiste in una shakerata per emulsionare il drink.
La si effettua senza ghiaccio ed è molto utilizzata per quelle creazioni in cui vengono aggiunti l’albume o i prodotti per il foam.
Se invece questa prima shakerata è seguita da una seconda shakerata, ma con ghiaccio, allora stiamo parlando di un dry shake + shake and strain.
Cos’è lo shake and strain di preciso? Te lo raccontiamo fra poco.
Per questo metodo ti servono il mixing glass e un bar spoon.
Il primo step consiste nel riempire di ghiaccio il mixing glass. Il secondo, è raffreddarlo utilizzando il bar spoon.
Una volta fatto ciò, l’acqua formatasi nel mixing glass (a causa del ghiaccio) viene buttata via mantenendo però il ghiaccio all’interno dello strumento con cui si sta lavorando.
Ora è tutto pronto per aggiungere gli ingredienti che verranno poi mescolati e amalgamati con il bar spoon.
Quali ingredienti? Dipende dal cocktail che stai realizzando e da quali prodotti hai deciso di utilizzare.
Lo si intuisce dal suo nome. Si tratta di un metodo abbastanza simile a quello che abbiamo appena visto.
Qual è però la differenza? Lo Shake & Strain prevede di shakerare gli ingredienti mentre sono nel mixing glass.
Quindi se vogliamo riassumere:
Stir & Strain→ gli ingredienti, presenti nel mixing glass, sono mescolati con il bar spoon.
Shake & Strain→ gli ingredienti, presenti nel mixing glass, vengono shakerati.
Alcuni esempi di cocktails costruiti in questo modo sono quelli di Gianluca Amoni e Giorgio Facchinetti: New Orleans, Tenente Garcia, Spicy Flower e G.World’s.
Esiste poi una variante di nome Shake & Double Strain che consiste in un ulteriore filtraggio.
Avviene nel momento in cui si versa il drink nel bicchiere. La si esegue con un colino conico e serve a rendere il cocktail più puro.
Infatti viene usato per drink dove alcuni ingredienti potrebbero lasciare residui (es: frutta fresca) o per filtrare quei pezzetti di ghiaccio che si formano durante la shakerata.
La più spettacolare l’abbiamo lasciata per ultima.
Stiamo parlando del Throwing. Una tecnica un po’ più avanzata rispetto a quelle che abbiamo visto fino ad adesso.
In cosa consiste? Consiste nel far “volare” il drink da un mixing tin a un altro. Diciamo “far volare” perchè i due strumenti sono distanti e quindi il versamento del liquido è a modi cascata.
Il procedimento è questo:
Una volta fatto questo processo di preparazione, avviene il versamento vero e proprio da un mixing tin all’altro. Un passaggio aereo che di solito viene ripetuto 4 o 5 volte.
Ora capisci perché abbiamo detto che si trattava della tecnica più spettacolare?
Eccoci qua. Siamo arrivati alla fine del breve viaggio attraverso le tecniche di miscelazione che un barman deve conoscere.
Come abbiamo detto più volte lungo l’articolo, si tratta di metodi basilari. Per questo motivo se sei un aspirante barman il nostro consiglio è quello di lavorare molto per far tue queste tecniche.
Una volta che le avrai interiorizzate sarai in grado di soddisfare la maggior parte delle richieste dei tuoi clienti e questa abilità ti aiuterà a farti strada nel panorama dei professionisti.
Di certo non basta solo questo per essere un gran barman, ma è di sicuro un buon inizio del percorso. Un percorso che se ti interessa, puoi condire con i nostri prodotti o con il nostro cocktail program.
Per questa volta non abbiamo altro da dirti, ma ti diamo appuntamento al prossimo articolo!
E se non hai finito quel cocktail che all’inizio ti abbiamo consigliato di tenere sotto mano, beh…
Salute,
Gamondi